Letture d'Estate
Stefano Bartezzaghi, Banalità, luoghi comuni, semiotica, social network.
L’autore Stefano Bartezzaghi incontra il pubblico di Letture d’Estate per parlare del suo ultimo libro Banalità Luoghi comuni, semiotica, social network, Bompiani editore. Sull’ossessione contemporanea alimentata dai social network, sarà un perfetto incontro per tutti coloro che vogliono saperne di più, che ne sanno già abbastanza o che non si spiegano il fenomeno dei social network. Con l’autore interviene Andrea Angiolino.
Stefano Bartezzaghi è un giornalista e scrittore italiano. Si è laureato in DAMS presso la facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Bologna con una tesi in Semiotica con relatore Umberto Eco. Dal 1987 ha tenuto rubriche sui giochi, sui libri, sul linguaggio; collabora con il quotidiano La Repubblica, per il quale pubblica le rubriche “Lessico e Nuvole”, “Lapsus”, “Fuori di Testo”, e con il settimanale l’Espresso, con la rubrica di critica linguistica “Come dire”. Dal 2010 è docente a contratto presso lo IULM – Libera Università di Lingue e Comunicazione di Milano, dove insegna “Teorie della creatività” e “Semiotica”. Al tema della creatività ha dedicato il libro Il falò delle novità, nel quale prende in esame il rapporto tra creatività, linguaggio e nuovi media. Dal 2016 è direttore del Master in Giornalismo della stessa Università. Da settembre 2012 è presente nella trasmissione “Stile Libero” su R101 con una sua rubrica dal titolo “Parole Parole” dove si occupa di far tornare in corso i termini dimenticati della lingua italiana. Nel febbraio 2013 è membro della giuria di qualità alla 63ª edizione del Festival di Sanremo, condotta da Fabio Fazio e Luciana Littizzetto. Ha inoltre curato quasi 200 puntate di diverse trasmissioni in radio a Rai Radio 2 e Rai Radio 3. Tra le sue varie attività c’è anche stata la revisione della traduzione dei libri della saga di Harry Potter.
Di cosa parla?
«La banalità contemporanea non è tutta nei social network, né è banale tutto ciò che è nei social network: essi costituiscono però senza dubbio un buon campo per la sua osservazione.»
La banalità è il nostro nuovo demone. È da quest’ultima che vogliamo rifuggire, come dalla noia, ma è questa stessa fuga a renderci sempre più banali (e noiosi, e annoiati). Per i luoghi comuni proviamo esplicite repulsioni e recondite attrazioni, la nostra idea di successo è che tutti notino come siamo bravi a svincolarci, almeno momentaneamente, da essi. In queste pagine Bartezzaghi si arrischia a seguire due convinzioni. La prima è che abbiamo sbagliato spauracchio e che convenga invece cercare di «avere un buon rapporto» (come oggi si dice) con la banalità, nostra e altrui. Come accade con le persone, per «avere un buon rapporto» con qualcuno occorre guardarlo in faccia, conoscerlo, rivolgersi a lui con schiettezza. Dobbiamo farci amica la banalità. La seconda convinzione è che i social network oggi sono un ambiente particolarmente adatto a farcela guardare in faccia e a conoscerla.